Il post di oggi è il primo di una serie dedicata alla conoscenza
della “materia finanziaria”; uno dei principi generali al quale attenersi
prima di effettuare un investimento infatti è quello di conoscere lo
strumento sul quale andiamo a mettere i nostri soldi; mi sembra giusto quindi
dedicare alcuni articoli all’approfondimento di alcuni temi.
L'argomento del primo post sono i CFD (la scelta
è assolutamente casuale…).
CFD è l’acronimo di Contract for Difference; trattasi
cioè di contratti negoziabili presso vari brokers, principalmente
anglosassoni, che replicano fedelmente l’andamento di una specifica azione,
indice di borsa, materia prima, valuta.
Il guadagno dell’investitore sarà determinato dalla “differenza”
in punti tra il prezzo di ingresso ed il prezzo di uscita, moltiplicata per
il valore del singolo punto.
Esaminiamo ora più nel dettaglio le caratteristiche di questi
strumenti.
Cominciamo col dire che chi acquista un CFD non diventa
azionista della società acquistata, non ne diventa quindi socio a tutti gli
effetti, bensì si espone verso il titolo acquistato con uno strumento che ne
replica l’andamento di prezzo in tempo reale.
Come nei normali book di borsa, il broker espone sulla
piattaforma il prezzo con il duplice valore di acquisto e vendita
(denaro/lettera); la differenza tra le due quote, denominata spread,
rappresenta il margine di guadagno del nostro broker, che poi può anche
applicare un’ulteriore commissione di intermediazione (in termini percentuali
o a quota fissa).
Gli aspetti interessanti dei CFD sono i seguenti: è possibile
acquistare versando solo un margine dell’intero importo (siamo quindi in
presenza di leva finanziaria) e si possono anche impostare operazioni
al ribasso (cosiddette posizioni “corte”, o “short”) in cui prima si vende il
titolo ( o l’indice di borsa, la valuta, la materia prima) con l’aspettativa
di comprarlo in un successivo momento a prezzi più bassi.
Operare con i CFD offre quindi i seguenti vantaggi : aprire
posizioni di importo maggiore (occorre però tenere conto dei relativi
rischi di operare in leva !), e poter speculare anche con mercato al
ribasso.
Per meglio fissare il concetto facciamo subito un esempio
pratico.
Supponiamo di voler acquistare il titolo Apple, che quota
$ 133,3, per un controvalore complessivo di 20.000 USD; il nostro broker ci
richiede un margine del 5% per poter aprire la posizione, quindi possiamo
aprire la posizione con soli 1.000 dollari ( ne deriva che la leva
finanziaria applicata sarà di 20).
Acquistiamo perciò n. 150 Apple a $ 133,3 per un controvalore di
20.000 USD.
Una settimana dopo Apple, grazie a buoni risultati trimestrali,
sale a $ 141,50; decidiamo pertanto di realizzare il guadagno e vendiamo le
150 Apple in portafoglio (in realtà i 150 contratti corrispondenti)
incassando la somma di 21.225 dollari (150 x 141,50) con 1.225 dollari di
guadagno.
A quanto ammonta l’utile percentuale ? Esattamente al 6,12%; ma
poiché il nostro esborso è stato di 1.000 USD, l’utile reale è del 122,5%
sul capitale investito !!
Tutto questo è interessante ma naturalmente c’è anche il
rovescio della medaglia. Nel caso infatti in cui l’operazione ci vada contro
ed il titolo Apple scende del 6,12%, noi perderemo i 1.225 dollari, cioè
oltre il capitale di 1.000 dollari che abbiamo investito.
E’ bene quindi avere sempre in mente il controvalore totale
della posizione da noi aperta (nell’esempio 20.000 dollari) e gestire in
modo prudente le risorse finanziarie disponibili.
Vediamo adesso il caso in cui si apre una posizione “short” (al
ribasso).
Ipotizziamo di avere una visione negativa sul titolo Intel,
e decidiamo pertanto di vendere 1.000 contratti, pari a 1.000 azioni Intel,
al prezzo di 28$.
Controvalore totale operazione= 28.000 dollari.
Margine richiesto 5% = 1.400 $
Dopo soli due giorni le nostre aspettative vengono confermate
dal mercato: Intel cede il 4% e decidiamo di chiudere la posizione acquistando
(prima le avevamo vendute) i 1.000 contratti Intel al prezzo di 26,88
$.
Riepilogando :
Incasso vendita n. 1.000 Intel a 28$: 28.000 dollari
Acquisto n. 1.000 Intel a 26,88$: 26.880 dollari
Guadagno: 28.000 – 26.880 = 1.120 dollari (4% di 28.000)
Come nell’esempio precedente, rispetto al nostro impegno
iniziale di 1.400$ la plusvalenza realizzata risulta essere dell’80% !!
Niente male….
Con lo stesso principio possiamo negoziare un indice di borsa,
una materia prima od un rapporto di cambio.
Alcune doverose precisazioni: quando operiamo su azioni, per
permetterci di aprire una posizione con un margine ad es. del 5% il broker de
facto ci finanzia, “ci presta” il denaro mancante sul quale ovviamente
dovremo riconoscergli un certo compenso (ogni broker ha un suo “pricing”
commissionale).
Riepilogando, i costi che dovremo sostenere per aprire una
posizione in CFD sono i seguenti:
1) Spread denaro/lettera
2) Commissione di negoziazione (ove prevista)
3) Costo del
finanziamento
Un’altra possibilità interessante offerta dai CFD è quella di
poter facilmente aprire delle posizioni in spread; cosa significa ?
Operare uno spread vuol dire aprire una posizione combinata acquistando un
titolo (o un indice, materia prima,valuta) e contemporaneamente venderne un
altro correlato al primo.
In pratica, poiché si assumono due posizioni una contrapposta
all’altra, la strategia è quella di prendere profitto dalla sovra
performance del primo titolo rispetto al secondo; poiché infatti i due
titoli sono correlati (cioè vuol dire che seguiranno un andamento simile, al
rialzo o al ribasso) su una posizione guadagnerò e sull’altra perderò.
L’importante è che la risultante finale delle due posizioni sia
positiva; questo valore positivo viene a volte denominato alfa.
I vantaggi di aprire una posizione in
spread sono quelli di una minore volatilità della posizione (quindi
riduco il rischio) e di indifferenza rispetto all’andamento generale del
mercato.
L’unico fattore che conta infatti è che il titolo sul quale
detengo la posizione lunga (in acquisto) salga più del titolo che ho venduto
(o scenda di meno).
Torneremo comunque più nel dettaglio sulle operazioni in spread
in altro spazio; aggiungiamo solamente che gli spreads sono particolarmente
interessanti sulle commodities, per via dei fattori di stagionalità
marcata che caratterizza questa asset class.
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giovedì 29 dicembre 2011
Education: i CFD
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