giovedì 31 maggio 2012

Fondi comuni di investimento



Iniziamo con questo articolo la trattazione di una categoria di strumenti finanziari che riveste tuttora una parte sensibile nel portafoglio degli investitori italiani.

Ci riferiamo ai Fondi Comuni di investimento e Sicav, che dopo il boom in termini di raccolta a cavallo degli anni ’90 hanno conosciuto una progressiva deriva, soppiantati sempre più nelle scelte di portafoglio dai nuovi strumenti che nel corso degli ultimi anni sono stati offerti sui mercati finanziari (ETF, certificati ecc). 


Lo spunto lo fornisce la recente statistica sulla raccolta di aprile, che presenta dati piuttosto negativi (il saldo finale parla di una flessione per 997 milioni); il trend generale inoltre denota una continua diminuzione delle masse gestite, e principalmente per i fondi di diritto italiano a vantaggio dei fondi di diritto estero.

Un dato per rendere l’idea: all’ inizio di questo periodo di turbolenza dei mercati finanziari (primo trimestre 2008), quando si è manifestata la crisi dei mutui sub-prime, le masse gestite dei fondi erano pari a 545 mld di euro, divisi quasi equamente tra fondi italiani (287 mld) e fondi esteri (258 mld). Dopo quattro anni, con la fine del mese di aprile le masse totali sono risultate 434 mld (-20,4%) e con una distribuzione ben diversa, vale a dire una netta predominanza dei fondi di diritto estero su quelli italiani (286 mld contro 148,  in pratica il doppio).

Se la fotografia generale risulta impietosa, è altrettanto vero che all’interno di questo “contenitore” noi possiamo trovare prodotti di eccellente qualità, che possono quindi soddisfare anche in questi periodi le esigenze dei risparmiatori e giustificarne  l’acquisto.

Vale la pena quindi di scendere nel dettaglio per andare ad individuare i fondi migliori, cosa che faremo nei prossimi articoli  presentando alcuni di questi.

Sono però necessarie alcune considerazioni preliminari su cosa vuol dire individuare i fondi migliori: molti fattori entrano infatti in gioco quando parliamo di investire in un organismo di investimento collettivo, e molto spesso l’investitore fatica ad individuare le esatte motivazioni della (eventuale) cattiva performance del fondo in cui ha riposto i propri risparmi.

Se cioè si tratta di cattiva performance semplicemente perché il fondo ha seguito il suo benchmark, che nel periodo esaminato è risultato negativo per le evoluzioni di mercato, oppure non si tratti invece di scarsa efficienza di gestione del fondo stesso (due fondi della stessa categoria, aventi lo stesso benchmark possono presentare rendimenti sensibilmente differenti per le scelte a monte dei rispettivi teams di gestione).

Un altro fattore molto importante è il timing di entrata (e di uscita); anche un fondo gestito in modo eccellente può presentare nel breve – medio periodo un rendimento deludente; il risparmiatore che decide di allocare i suoi risparmi in un fondo di investimento deve porsi allora un orizzonte temporale adeguato (almeno 5 anni per gli azionari) al fine di ammortizzare eventuali ingressi in periodo di sofferenza del mercato di riferimento.

Esistono tuttavia alcuni accorgimenti che è possibile adottare ex-ante per ottimizzare il nostro investimento e dare un ulteriore valore aggiunto a quello che verrà apportato dal gestore; la verifica preventiva di alcuni indicatori come le medie mobili ci possono suggerire  se effettuare un ingresso nel fondo oppure è meglio soprassedere in attesa di condizioni migliori, dirottando la liquidità disponibile verso altri strumenti meno rischiosi.

Nelle presentazioni dei fondi che si susseguiranno vedremo come una semplice metodologia basata sulle medie mobili (da applicarsi però in modo disciplinato…)  possa portare a risultati molto diversi a seconda dei momenti di entrata e/o uscita.

Facendo una breve sintesi, vediamo i fattori importanti per un investimento di successo nei fondi di investimento:

1)     Performance del mercato di riferimento: è la condizione di base, dovendo ogni fondo rapportarsi con il proprio benchmark (indice o panieri di indici); più la performance del benchmark è elevata, più è alta la probabilità di una performance interessante da parte del nostro fondo; per inciso, la performance è ovviamente un dato ex-post, che abbiamo in mano quando gli eventi sono già accaduti. Risulta quindi importante effettuare a monte una scelta strategica del mercato sul quale andremo ad investire

2)     Efficienza gestionale: come detto, l’efficienza del team di gestione in fase di scelta dei titoli da tenere in portafoglio può portare a risultati sensibilmente differenti tra un fondo ed un altro della stessa categoria; occorrerà quindi fare un filtro sui fondi che hanno un linea gestionale efficace. E’ possibile monitorare il lavoro del gestore sulla base di indicatori che misureranno, oltre che la performance conseguita, anche altri parametri quali la volatilità e che ci restituiranno perciò una fotografia più precisa del prodotto esaminato.

3)     Volatilità: E’ un altro parametro che va ponderato; la volatilità misura il rischio, quindi più è alta e più le quotazione del nostro fondo saranno soggette a fluttuazioni ampie, con la conseguenza di aumentare l’esposizione rischiosa del nostro capitale. Il risparmiatore deve quindi selezionare il fondo coerentemente con la propria propensione al rischio.

4)     Timing di entrata/uscita: anche questo aspetto risulta fondamentale per il nostro risultato finale, molte volte anche solo per pigrizia vengono lasciate aperte posizioni che si sarebbero dovute chiudere immediatamente al verificarsi di certe condizioni.

5)     Costi di gestione: fattore tutt’altro che trascurabile anche se forse poco considerato. I costi di gestione che gravano annualmente sul patrimonio del fondo ne diminuiscono giocoforza il rendimento; l’incidenza di 0,5 - 1 punti percentuali in più od in meno all’anno possono significare diversi punti persi o guadagnati (e di conseguenza soldi), se il fondo viene tenuto in portafoglio per alcuni anni. E’ quindi importante, una volta che abbiamo prima filtrato i fondi per mezzo dei fattori esposti nei punti precedenti, procedere ad ulteriore selezione preferendo, a parità di rendimento e volatilità, il fondo che presenta il costo di gestione più basso.

Nei prossimi articoli esamineremo alcuni dei fondi che reputiamo degni di attenzione.



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